Perché resti il Mare Nostrum occorre pensare a ciò che facciamo…
Di fronte all’ennesima tragedia consumata, a breve ridosso delle rive di Crotone, nel Mare Nostrum, tra le acque in tempesta – fisicamente, nella contingenza dei fatti, metaforicamente a volere icasticamente descrivere a riguardo la condizione attuale della civiltà giuridica e cultura politica dei Paesi europei, i quali ciò che in quel Mare accade dovrebbero… governare – appare ineludibile tornare anzitutto a porsi alla ricerca dei confini dell’umano, e da qui interrogarsi sull’esistenza di un senso e di una misura nell’agire individuale e collettivo, drammaticamente lacerati dalla evidente attualità di una rappresentazione metaforica della civiltà e con essa dell’uomo occidentale: il naufragio con spettatore, che Hans Blumenberg costruisce richiamando i celebri versi d’apertura del secondo libro del De rerum natura di Lucrezio:
Bello quando sul mare si scontrano i venti
E la cupa vastità delle acque si turba,
guardare da terra il naufragio lontano:
non ti rallegra lo spettacolo dell’altrui rovina;
ma la distanza da una simile sorte.
Siamo, possiamo davvero ritenere di restare semplici spettatori di fronte al naufragio, e ad uomini che lo vivono prima sulla Terra e poi – fuor di ogni metafora – morendo annegati nel Mare in tempesta, senza smarrire il senso e la misura del nostro saper contemplare ed agire e con essi della nostra condizione umana?
LEGGI L’INTERO INTERVENTO SUL SITO DELL’ISTITUTO DI FORMAZIONE POLITICA “PEDRO ARRUPE”
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